Guardo l’orologio. Sono quasi le 20 e volo a mettermi la divisa. Ci sarà caldo o freddo? Maglietta con maniche lunghe o corte? Faccio mente locale sulle cose che devo prendere. Ok, le chiavi di casa ce le ho, chiavi della macchina… prese. Mi manca qualcosa? Ah si, gli scarponi in cantina. Ci sono. “Ciao mamma, dormo a Collecchio, torno domani. Buona serata!”.

Ed ecco che inizia LA NOTTE.  Vi siete mai chiesti cos’è la notte? Per noi volontari la notte è il turno che inizia dalle 20 e finisce la mattina seguente alle 7. Siamo organizzati in 10 squadre che ogni sera ruotano. Finito il giro ricominciano, operative 365 giorni all’anno. Spesso andare a fare la notte significa rinunciare a una serata in compagnia, a una pizza, al cinema o anche  ad un tranquillo divano , ed è nel rispondere “no mi dispiace, stasera ho il turno in pubblica” che ti rendi conto che fare la notte non è un obbligo, ma una scelta dietro alla quale dietro c’è qualcosa di veramente grande che ti dà la forza e la spinta di indossare quella divisa arancione per aiutare chi ha bisogno.

Portare la divisa non significa fare i super eroi. Siamo persone come le altre, con famiglia, con i problemi di tutti i giorni, con un lavoro o, per i più giovani, con l’impegno al mattino di andare all’università… ma che nonostante tutto facciamo della notte un momento in cui raccogliamo le energie e per metterle a disposizione degli altri.

Arrivati in sede facciamo gli equipaggi per l’ambulanza, la guardia medica e il centralino, per poi andare subito dopo sui mezzi a fare i controlli e assicurarsi che ci sia tutto il necessario.

Se il telefono suona per uscire, noi siamo pronti.

Poi passiamo a noi: “Co féma da magnèr?”  È ora di cena! Una pizza, un panino, oppure ci sono le serate in cui ci si sbizzarrisce in cucina per una pasta. Anche se non è venuta bene, mangiata in compagnia è sempre buona! Fare volontariato ti fa crescere anche come persona, fare parte di una squadra è un momento di gruppo. Ci si confronta, si chiede consiglio, si chiacchera e soprattutto si impara a stare insieme alle persone.

Dopocena c’è chi gioca a carte, chi lavora, chi corre per primo a impossessarsi del telecomando e chi, stanco morto dalla giornata, si addormenta subito. Per i militi ci sono a disposizione i letti, ma spesso capita di crollare sul divano.

Nel pieno della notte suona il telefono. Il centralista chiama: “C’è da uscire”. Il bello e il brutto di essere soccorritori è che, alla fine, la maggior parte delle volte arriviamo prima di tutti. E quel che troviamo, troviamo. Una volta che indossi la divisa arancione e metti piede in ambulanza devi mettere in conto che può capitare di tutto, e che tu lo voglia o no devi affrontarlo. Capita che certe volte non si è preparati a certe situazioni, ma dobbiamo esserlo. Ci sono interventi che riusciamo a gestire da soli, mentre altri richiedono l’intervento di un mezzo di soccorso avanzato con un medico.

Spesso ci si scontra con la sofferenze, con le paure del paziente, con il dolore dei familiari… con la morte. Sono esperienze che ti segnano e ti rendi conti che la vita è appesa a un filo.

Qualcuno ci dirà: “Ma cosa ci guadagnate?” La gioia di un semplice grazie.

Ci sono notti tranquille in cui si esce poche volte, ma ce ne sono altre in cui il telefono continua a suonare. E al mattino, quando il turno finisce, ci si saluta: “Ciao ragazzi alla prossima notte”. E inizia una nuova giornata.

S.S.

Quanti racconti

Da bambini ci hanno sempre fatto credere che il buio fa paura, che nel buio c’è il lupo cattivo.

Non è proprio così, anzi, il buio ha il suo fascino. Nel buio della notte la città cambia, tutto ha un aspetto magico. Anche in Assistenza Volontaria l’atmosfera è diversa, più familiare. I rapporti tra i soccorritori si consolidano e ci si ferma a parlare fino a tardi, senza pensare al tempo che passa.

Anche quando scatta l’emergenza, si interviene con “dolcezza”. Spesso capita di avere pazienti anziani che, nonostante i loro problemi, ti raccontano la loro quotidianità. Ricordo di un signore che a 86 anni, e con gravi problemi di salute, il giorno prima aveva tagliato una pianta con il suo vicino, un giovanotto di 80 primavere. Quell’uomo mi ha fatto sorridere perché per lui era normale mettersi a tagliare una pianta nelle sue condizioni. Sono persone come lui che ti fanno capire quanto sia grande la forza di volontà dell’uomo nel perseguire un obbiettivo.

La notte non fa paura, la notte porta consiglio, racconti, gioie e qualche volta, purtroppo, anche dolori. Capita di non dormire e di iniziare la giornata con le occhiaie, ma con il cuore pieno di forza e soddisfazione per quei piccoli gesti compiuti che nessuno vede.

Fabrizio

Felici di aiutare gli altri

Conoscevo già il significato della parola “volontario” e diverse meravigliose esperienze della mia vita erano state guidate da questa voglia di esserci per il prossimo, specialmente nel momento in cui una malattia, un’emergenza, lo rende più vulnerabile. Così ho deciso di frequentare il corso di primo intervento sanitario organizzato dall’AV e  adesso sono un soccorritore che fa parte di una squadra notturna.Conosco il piacere di poter essere la persona giusta al momento giusto. Ci sono momenti in cui  un intervento di soccorso efficiente ma anche umano può fare la differenza. Ognuno di noi porta il peso del proprio vissuto ed ogni giorno quello della propria giornata, ma siamo tutti convinti che sia necessario esserci, quindi siamo uniti nello sforzo di garantire il servizio. Sentiamo di doverci essere anche quando il resto del mondo sta facendo qualcosa di più bello e divertente. Personalmente sono  ripagato dalle rinunce fatte grazie al clima di condivisione, amicizia e serenità che si respira in AV. Prendersi cura degli altri ti restituisce molto più dello sforzo che fai. Ne vale la pena.

Angelo

 “Grazie”, il regalo più bello

La notte? La notte… speriamo di dormire! O almeno, speriamo che a nessuno venga in mente di chiamarci alle 5 di mattina perché ha il mal di pancia dal pomeriggio. Scherzi a parte, il turno di notte è molto diverso dagli altri, perché sei parte di un gruppo e questo ti fa sentire importante. Da poco sono diventata fissa in una squadra notturna e devo dire che non è così faticoso come si pensa. Non stiamo sempre svegli, ci capita addirittura di dormire! Perché lo faccio? Perché mi piace aiutare gli altri e la ricompensa più bella rimane sempre il sorriso e un semplice “grazie” di chi ha bisogno di noi.

Giulia