Primo Trofeo Anpas e Premio Miglior Equipaggio. La squadra dell’Assistenza Volontaria di Collecchio, Sala Baganza e Felino, è tornata dal Torneo dei Tre Confini con un ricco medagliere. Sì, perché la manifestazione organizzata a fine giugno dall’Assistenza Pubblica di Borgotaro e Albareto, quest’anno giunta alla nona edizione, è un po’ come l’olimpiade del soccorso.

Un importante momento formativo, dedicato alla memoria di Matteo Caporali, che per due giorni mette in sana competizione equipaggi provenienti da tutta Italia, con simulazioni curate nei minimi particolari sotto l’occhio vigile di giudici esperti. Scenari complicati e verosimili ai quali partecipano anche i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino e il Gruppo cinofili. Quest’anno, poi, a testimoniare la qualità della manifestazione è arrivato il patrocinio di ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), che ha istituito uno dei premi vinti proprio dall’AV, assegnato in base all’abilità nell’utilizzo dei presidi sanitari, di immobilizzazione e trasporto, oltre alla collaborazione con le altre forze di soccorso. Il secondo premio conferito alla nostra associazione, quello per il Miglior Equipaggio, prendeva invece in considerazione l’affiatamento e la collaborazione tra i soccorritori di ogni squadra. E se il primo posto della classifica generale è andato alla Pubblica Assistenza di Salsomaggiore, davanti alle associazioni Croce Bianca Fossano, Val d’Arda, Croce Verde Asti, Croce Blu Mirandola e Croce Bianca Genovese (tutti gli altri equipaggi vengono considerati settimi a pari merito), poco importa: per il nostro equipaggio formato da Stefano Codegoni (Team leader), Alice Peracchi, Giulia Peri, Roberto Forlani e Davide Corsi, il Tre Confini è stato comunque un successo e un’esperienza da incorniciare.

Tra le sei prove sostenute dai nostri volontari (perché è bene ricordare che si tratta di volontari), c’erano da salvare una donna incinta intrappolata in un’auto in fiamme, un agricoltore schiacciato dal trattore e il pilota di un deltaplano rimasto incastrato tra gli alberi. Operazioni complicate, come spiega Stefano, che però non si è certo sorpreso, «perché è il terzo anno che prendo parte al torneo e ad ogni edizione è sempre più bello, gli scenari si fanno sempre più difficili e devi sempre dare il meglio – racconta –. La preparazione è stata difficile e come Team leader dovevo pensare a diverse cose, come valutare il paziente, la sicurezza dell’equipaggio e decidere se attivare o meno le altre forze di soccorso».

Ed è proprio sulla preparazione che si sofferma Alice: «Per due mesi ci siamo ritrovati in sede due sere alla settimana per esercitarci sugli scenari più svariati, che negli ultimi giorni prima del torneo sono diventate tre. Non l’abbiamo presa alla leggera e abbiamo lavorato duro – ricorda – con l’aiuto dei formatori dell’Assistenza e di altri volontari. Vogliamo ringraziare in particolare Cristian Trollesi, Max Ortenzi, Fabio Colombi, Luca Raffaetta, Lisa Cavalli, Francesco Manici, Michela Vitali e Andrea Ponzini, che ci ha dato una mano dal punto di vista logistico. E io desidero ringraziare i miei impeccabili compagni di equipaggio, con i quali ho vissuto questa meravigliosa esperienza».

Che sia stata un’esperienza «meravigliosa e da ripetere» lo dice anche Giulia, che poi analizza le difficoltà delle sfide: «La difficoltà maggiore, forse, è stata capire quello che i giudici volevano da noi, che è un po’ diverso rispetto a quello che accade nella realtà. Per esempio – scende nei dettagli –, in uno scenario dovevamo soccorrere due intossicati. Nella realtà un volontario pensa al primo paziente e un altro volontario pensa al secondo. Insomma, ci si scambiano i ruoli. Invece al torneo tutte le valutazioni spettavano al Team leader e questo ci ha creato qualche difficoltà ad entrare nel meccanismo».

Roberto ha vissuto il Tre Confini come «l’occasione per partecipare a una manifestazione impeccabile, per la quale ci siamo preparati a lungo. Ed è stato bellissimo lavorare con i miei compagni di equipaggio, collaborare con i Vigili del Fuoco e il Soccorso Alpino, riuscendo a portare a casa due premi, anche perché le simulazioni erano veramente molto impegnative e faticose».

«Un’occasione per mettersi alla prova», sottolinea Davide che sta ancora svolgendo l’addestramento per diventare soccorritore urgenze e che ha vissuto il torneo e la sua preparazione come un momento di formazione. «Mi sono trovato davanti a scenari che non capitano tutti i giorni – racconta Corsi – e ho potuto testare il livello di preparazione che ho raggiunto in questi mesi». Perché in fondo l’importante non è vincere, ma partecipare per imparare.